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  • 2. SCENARI DI RISCHIO LOCALE


    I rischi individuati che insistono sul territorio di Tivoli sono rappresentati da:



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    Per la stima di ogni rischio è stata utilizzata la seguente formula che è data dalla combinazione di tre fattori ed integrata da ulteriori fattori per alcune tipologie di rischio:


    Rischio R = Pericolosità P x Vulnerabilità V x Valore Esposto E


    dove i tre fattori sono nello specifico:


    Pericolosità (P): costituisce la probabilità che un dato evento calamitoso (frane, inondazioni, terremoti, sinkhole, liquefazione, industrie a incidente rilevante, ecc.) si manifesti con una certa intensità, in un preciso luogo ed in un dato tempo;


    Vulnerabilità (V): è la maggiore o minore propensione degli elementi esposti

    (persone o cose) ad essere danneggiati da uno specifico evento;


    Esposizione (E): è intesa come numero di unità (o “valore”) di ogni elemento a rischio (persone, animali e cose) presente in una data area; fornisce una misura socio- economica dell’evento calamitoso essendo valutata in funzione della presenza antropica e del valore storico-turistico-ambientale del territorio.


    Per ogni rischio sopra elencato sono stati definiti gli scenari attraverso una descrizione sintetica dei possibili effetti derivanti dagli eventi calamitosi sulle persone, beni e territorio, e dalla relativa cartografia esplicativa.


    Ai fini dell’attività di protezione civile gli eventi calamitosi, in normativa, vengono distinti come:


    TIPO A: eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli Enti e Amministrazioni competenti in via ordinaria.


    TIPO B: eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione comportano l’intervento coordinato di più enti (Regione) o amministrazioni competenti (Prefettura).


    TIPO C: calamità naturali o connesse con l’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità ed estensione devono essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari (DPC) da impiegare durante periodi di tempo limitati e predefiniti.”


    In base alla succitata classificazione, gli scenari di rischio locale sono stati differenziati in:



      1. RISCHIO INCENDI BOSCHIVI


        Per incendio boschivo si intende “un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree” – Legge n. 353/2000 art. 2. Può riguardare aree totalmente verdi, oppure presentarsi come incendio di interfaccia urbano-rurale, quando interessa aree o fasce in cui l’interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta; può avere origine sia in prossimità di un dato insediamento (ad es. dovuto all’abbruciamento di residui vegetali o all’accensione di fuochi durante attività ricreative in parchi urbani e/o periurbani), sia come derivazione da un incendio di bosco.


        Per la definizione in termini quantitativi del rischio incendi boschivi, sono stati consultati i dati della “Carta dello Scenario Rischi Boschivi” afferente al Piano di Protezione Civile di Tivoli (redatto dagli scriventi nel 1999 ed aggiornato dagli stessi nel 2002), integrata mediante l’ubicazione degli incendi occorsi dal 2002 ad oggi. Nella carta sono rappresentate aree omogene con stesso grado di rischio, per la stima del quale si è ricorsi ad un modello matematico, in cui si sono esaminati i seguenti fattori:


        1. Vulnerabilità:

          1. copertura Vegetale

          2. tipologia delle associazioni vegetali

          3. clivometria

          4. punti di approvvigionamento idrico

          5. viabilità stradale

          6. coefficiente di adattamento locale


        2. Valore esposto:

          i) valore intrinseco delle coperture vegetali


        3. Pericolosità:

          1. precedenti storici


        4. Antropizzazione:

        1. centri urbanizzati; grandi opere, infrastrutture


        In base alla formula R = V x P, dove R = Rischio, V= Vulnerabilità, e P= Pericolosità, sono stati individuati i diversi elementi da cui dipende ogni singolo fattore (apportando, in qualche caso, le modifiche necessarie), da cui si è tratto una formula generale specifica per gli incendi boschivi. Nel dettaglio, considerato che il fattore Vulnerabilità è influenzato da diverse componenti, di cui la più importante è rappresentata dalla copertura vegetale (seguono la lontananza da strade, da punti di approvvigionamento idrico, la clivometria, che condiziona fortemente le azioni di spegnimento e la velocità di propagazione delle fiamme), è stato inserito nel modello matematico un “coefficiente di adattamento locale”, capace di rendere coerente l’intero modello alle condizioni locali. Si è inserito, poi, il valore intrinseco delle superfici boschive percorse dal fuoco (si pensi alla differenza tra l’incendio di una sterpaglia di una macchia bassa e quello di una foresta di conifere). Tenuto conto che nella valutazione del rischio, l’antropizzazione risulta elemento fondamentale, in quanto un incendio in una zona isolata, ove non si riscontri alcuna presenza umana, è sicuramente meno rischioso di un incendio che si sviluppa nelle immediate vicinanze di un centro abitato, la formula del Rischio generale sopramenzionata è stata affinata, divenendo:


        R=[(V x Ve) P]+An


        con R=Rischio, V=Vulnerabilità, Ve=Valore esposto, P= Pericolosità (Incendi storici) e An=Antropizzazione

        dove per il calcolo della vulnerabilità gli elementi utilizzati sono: clivometria; punti di approvvigionamento idrico; viabilità stradale; copertura Agroforestale (da cui dipende intensità del fuoco).


        Carta dello Scenario del Rischio Incendio e Incendio di Interfaccia (ALL. 2)


        Vengono di seguito descritti gli eventi che hanno interessato il territorio di Tivoli, i quali sono risultati prevalentemente di “TIPO B”, essendo intervenute per lo spegnimento forze esterne a quelle comunali. Detti eventi hanno riguardato aree storicamente interessate dagli incendi, alle quali si sono aggiunte nuove aree rappresentate da:

        • Aree a Nord ed a Sud di Tivoli Terme, rispettivamente presso le sorgenti ed in località Stacchini, Albuccione, Borgonuovo: gli incendi che si sviluppano in questa


          area coinvolgono arbusti, canneti e sterpaglie, talvolta rifiuti. La vicinanza con aree urbane aumenta il grado di rischio di questi incendi che si sviluppano pertanto in aree contrassegnate da rischio incendi di interfaccia.


        • Località Rocca Bruna e dintorni del Villaggio Adriano: si è registrato un significativo aumento del numero di incendi, che ha determinato una forte estensione dell’area di interfaccia ossia intorno al costruito. In tutti i casi gli incendi hanno interessato sostanzialmente sterpaglie e piccoli arbusti, talvolta rifiuti.


        • Zona Colle Nocello, Quintiliolo, Favale: si verificano incendi causati verosimilmente da lavori di pulizia di terreni agricoli. Gli incendi in queste aree coinvolgono arbusti, sterpaglie e molto spesso alberi da frutto ed uliveti. Gli interventi di spegnimento durano diverse ore in quanto le caratteristiche di questi combustibili necessitano di grandi quantitativi di acqua per l’estinzione delle fiamme. Gli incendi, talvolta, coinvolgono aree anche vicine ad abitazioni rurali, aumentando la complessità dell’intervento.


        • Zona Colli di Santo Stefano: interessata da incendi il cui svilupparsi è con grande probabilità dovuto a lavori di pulizia di terreni agricoli locali. Qui gli incendi coinvolgono fondi agricoli caratterizzati dalla presenza di arbusti, sterpaglie, alberi da frutto e uliveti, talora da insediamenti rurali.


        • Fascia pedemontana orientale Monti Lucretili: gli incendi interessano sia essenze arboree che arbustive. Gli incendi che si sviluppano in questa area sono molto complessi poiché interessano la fascia di interfaccia caratterizzata da abitazioni e da boschi di sughero, di alto pregio naturalistico. Inoltre, l’elevata pendenza dei versanti presuppone l’intervento di mezzi di spegnimento aereo. Quando il fronte si espande verso la sommità del lato orientale dei Monti Lucretili è possibile effettuare interventi di spegnimento con mezzi 4x4 percorrendo la strada sterrata che dal “Villaggio Don Bosco”, attraversa la Sughereta e costeggia la cresta dei succitati monti. Va sottolineata la presenza in questa area della isola ecologica “La Prece”, sita in via Tiburtina Valeria Km 35.500 – Bivio di San Polo, presso la quale, come indicato nella relazione tecnica antincendio a firma del progettista Ing. Ranco Adriani, vengono depositati rifiuti solidi urbani. Si allega la relazione tecnica di cui sopra e la “Valutazione del Rischio d’Incendio” a firma dello stesso progettista.


          L’ubicazione dei nuovi incendi, afferenti al periodo 2001-2016, ha confermato le condizioni di alto grado di rischio individuate nel primo Piano di Protezione Civile del 1999, per le zone di:


        • Pomata

        • Monte Ripoli

        • Monti Lucretili pendici prospicienti la S.P. Tivoli- Marcellina


          Nello specifico, gli incendi che colpiscono l’area di Pomata interessano, nella fase iniziale, arbusti e sterpaglie e si sviluppano bruciando ulivi ed alberi da frutto. Molto spesso, si propagano velocemente a causa dell’incuria dei terreni incolti e, nei mesi estivi, per l’azione dei forti venti termici.

          Gli eventi che raggiungono maggiori dimensioni ed estensioni sono difficilmente

          estinguibili se non con il supporto aereo, a causa della morfologia del territorio che rende difficoltoso il raggiungimento del fronte fuoco con mezzi di terra. Spesso questi raggiungono facilmente la S.P. Tivoli-San Gregorio, causando la sua interruzione.

          Va sottolineato che detta condizione potrebbe precludere l’accesso e l’esodo dei mezzi di emergenza e soccorso.

          Quando gli incendi oltrepassano la strada provinciale per San Gregorio, si propagano

          sul versante sud-occidentale di Monte Ripoli. Qui l’elevata acclività del pendio favorisce la velocità di propagazione degli stessi, che vanno rapidamente a costituire una grave minaccia per gli edifici presenti, tra i quali la Casa di Cura Medicus Hotel ed il Ristorante Planet Ripoli. La situazione viene aggravata dalla assenza di idranti con adeguate pressioni per il rifornimento dei mezzi di emergenza.

          A differenza del succitato versante sud-occidentale di Monte Ripoli, che presenta vegetazione di arbusti e sterpaglie, quello nord-orientale mostra una vegetazione caratterizzata da una fitta faggeta. Anche su questo versante la mancanza di strade forestali rende difficoltose le operazioni di spegnimento.


          Per quanto riguarda gli incendi che si sviluppano nella fascia pedemontana occidentale dei Monti Lucretili, prospiciente la strada provinciale per Marcellina, hanno rapido sviluppo ed estensione poiché, come nella località “Pomata”, i forti venti termici alimentano la propagazione delle fiamme che interessano sterpaglie ed arbusti ed in alcune zone pini ed abeti. La mancanza di strade forestali e di idranti con adeguate pressioni per il rifornimento delle autobotti rende difficoltose le operazioni di spegnimento.


          Le aree di interfaccia individuate sono:


        • Fascia pedemontana dei Monti Lucretili (Bivio di S.Polo – S.P. Marcellina)

        • Quintiliolo

        • Colle Nocello

        • Monte Ripoli

        • Roccabruna

        • Villaggio Adriano


          Di seguito si fornisce l’elenco degli idranti funzionanti, e non, distribuiti sul territorio comunale, al fine di facilitare la manutenzione degli stessi.


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          Tab. 2: elenco idranti comunali


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